venerdì 31 luglio 2009

A SCUOLA GUIDA

Dal primo aprile 2009 l’Angola ha adottato il codice stradale europeo.
In tema di “segnalazione incidenti” rimane però qualche eccezione…

mercoledì 29 luglio 2009

A PRANZO CON L'MPLA

Cezinho non mi crede, sa che tra le strade di Luanda i bianchi non si aggirano a piedi. Troppa polvere e pericoli. E insiste a chiedermi i 500 Kwanzas (circa 5 euro) del parcheggio: “Paga, altrimenti ti scasso lo specchietto”. Alla fine gli mostro le mie scarpe, sporche di laterite raccolta camminando: “Guarda, erano bianche e son diventate rosse, ho fatto una passeggiata, dallo stadio fino a qui”. Ci pensa un po’, mi gira intorno e poi scoppia a ridere, dandosi degli schiaffetti sulle guance: “Come ti chiami amico? Se ripassi di qua chiedi di Cezinho, non avrai nessun problema”.
È un parcheggiatore abusivo, la città ne è piena. In cambio di soldi assicurano “protezione”, e questo Largo da amizade entre Cuba e Angola è la sua zona.

È una bella domenica, l’aria è limpida qui nella Baixa di Luanda. Al centro della piazza c’è uno stand dell’MPLA, il Movimento Pela Libertação de Angola, il partito filocomunista che dal 2002, dopo 27 anni di guerra civile, è al governo del paese. Sembra una festa, i militanti mangiano e scherzano tra loro, e uno stereo riproduce ad alto volume vecchi brani patriottici. A un certo punto mi sento osservato: un gruppetto di camaradas (così in portoghese si chiamano “i compagni”) mi scruta e confabula. Poi il più anziano si alza e mi raggiunge: “Sono Daniel, piacere, perché non viene a sedersi e a pranzare con noi? Oggi è il 26 luglio, celebriamo l’anniversario dell’assalto alla caserma Moncada a Santiago di Cuba”. Mi procurano un posto da capotavola, e subito le signore mi servono lattine di Cuca, una birra locale, e del cacusso alla griglia (un pesce di barriera con l’aspetto dello scorfano e il sapore dell’orata) con patate e manioca lesse.
Appesantito mi alzo per scattare delle foto, mentre Cezinho balla da solo tra le “sue” macchine.

Lo stand dell'MPLA

I camaradas giocano a carte

Le ragazze grigliano la carne e il cacusso

Io e Daniel

martedì 28 luglio 2009

LA MIA CASA, PURO SPIRITO AFRICANO


Come ad ogni lavoratore straniero, pure a me è stato assegnato un alloggio. È un ecomostro di 14 piani situato in Avenida do Brasil, dietro lo stadio del Petro de Luanda, la squadra più forte dell’Angola. Ci sono luce ed acqua corrente, un lusso da queste parti. La casa è grande, almeno 120 metri quadrati, e la condivido con Emiliano e Gianfranco, due colleghi. Dalla Baixa, il centro della città, dista un quarto d’ora a piedi, fra spazzatura, polveri di laterite e galline.
Quando salgo in cima per agganciarmi alla wireless “Palanca 39” mi godo il panorama.


Funghi di cemento, immense baraccopoli, fino alla baia.

domenica 26 luglio 2009

DIARIO ANGOLANO, UN BLOG DA 5 KBytes AL SECONDO

L’uomo in partenza per l’Africa si sa, mescola entusiasmi e paure.
Nella Top Ten delle mie fobie spiccavano i coccodrilli, che spopolano tra le rive del Kwanza, del Kubango e dello Zaire, i principali fiumi angolani.
Bene, mi sbagliavo.
Dopo appena 15 giorni che sto a Luanda affermo che l’autentico e feroce nemico dell’ignaro straniero è la UNITEL, il balordo gestore delle reti mobili angolane.
Non disponendo di una connessione via cavo in ufficio, dal 10 luglio ho iniziato la ricerca di un pennino USB presso le lojas UNITEL della città. Decine di tentativi e una sola risposta: “Não temos amigo, acabaram” - “Eh? Son finite? E quando tornano?” - “Sei lá amigo”, che ne so…
Ora immaginate una capitale con 3 milioni di persone, Roma, voi girate, chiedete e niente, non potete abbonarvi a Internet.
Poi giovedì scorso, grazie a un’amica del collega Dawen Rocha, che lavora al Ministero delle Comunicazioni, ho rimediato un modem USB con velocità nominale di 3.6 Mbps, ma effettiva di 5 Kbytes al secondo, un bradipo del web. Ecco spiegato il sottotitolo del blog.

E io che ci faccio in Angola? Agli inizi di maggio, tornato da Lisbona, vagavo tra le bacheche delle università milanesi in cerca di annunci per stanze doppie. In un sottoscala della Cattolica, in zona Sant’Ambrogio, scorgo un bando dell’Ambasciata italiana a Luanda: “Azienda romana operante in Angola seleziona giovane per incarico di segretario traduttore”. Ho risposto ed eccomi qua.
Nei prossimi mesi cercherò di informarvi sulle mie vicessitudini africane. I rischi intrinsechi a questo paese, il poco tempo libero e la UNITEL comprometteranno la regolarità dei post, ma voi cliccate sempre.
Benvenuti (o bentornati), sono contento di tornare a scrivere.

“Unitel: la tua invidia è la velocità del nostro successo”