lunedì 17 agosto 2009

L'ISOLA DI MUSSULO

Dopo quaranta giorni d’Africa finalmente ho visto il mare. Il mare, appunto, non la baia zozza di Luanda, con le navi mercantili che stazionano a largo del porto fino a tre mesi in attesa di poter scaricare.
Per qualunque spostamento qui serve la macchina (non esistono trasporti pubblici, escluse alcune linee d’autobus urbane) e ieri ne ho avuta una a disposizione perché il contabile della nostra impresa è tornato in Italia per le ferie. Così ho pennellato dieci chilometri sulla costa sud, fino a un piccolo scalo dove partono le barche per l’isola di Mussulo. Non vi aspettate vaporetti, Mississipi, o roba simile: sono bagnarole spaventose spinte a motore (la mia si chiamava Sacrificio), e la ciurma è costituita da due persone, un timoniere e un addetto alla recluta dei passeggeri, in genere un vispo ragazzotto che ti abborda appena arrivi in spiaggia. Purtroppo mi è stato proibito di scattare fotografie durante la traversata, ma dentro lo zatterone ero stipato con una dozzina di venditori ambulanti, e il paesaggio intorno ricordava le ultime scene di Apocalypse Now.
Con pregevole scatto di reni però ho immortalato il nostro Paul Cayard.

Per evitare polemiche coi gestori dei villaggi turistici questi giovani “imprenditori dell’acqua”, economici, ma abusivi, ti scaricano a qualche metro dalla riva, non appena ritengono che il più basso tra i passeggeri possa toccare. Che scena: con l’acqua freddissima fino all’ultimo bottone della camicia, la borsa sollevata e i venditori intorno che imprecavano in dialetti incomprensibili. Si percepiva però che non erano pienamente soddisfatti del servizio.
La costa di Mussulo che rimane di fronte a Luanda è preda di residence e ville kitch, con varie comunità di bianchi che se la spassano. Ma già dopo duecento metri verso l’interno lo scenario si ribalta, e inizia un villaggio di casette grigie sparse sulla sabbia.

Temo il miraggio, perché dopo mezz’ora di cammino ho una sete insostenibile e non so dove comprare l’acqua. Fermo due ragazze, e mi spiegano che qui a Mussulo ogni casa colorata vende cibo e bibite, secondo una specie di codice cromatico. Ne raggiungo una, acquisto una bottiglia e mi siedo su un muretto, a riposare. Un bimbo mi vede, si avvicina, e con una canna traccia una mezza luna intorno alle mie gambe.

Continuo ad avanzare, disorientato, e a un certo punto ricomincio a sentire il rumore delle onde. Passo una duna e si aprono delle spiagge meravigliose.

Le foto con le barche vengono sempre bene, vero?
Il resto del tempo l’ho passato qui, arenato come un capodoglio.
Solo qualche imprevisto nella traversata di ritorno, dove gli sbronzi “compagni di viaggio” giocavano a toccarmi i capelli, dato che in Angola non essere rasati è piuttosto insolito.

4 commenti:

  1. Passare un pomeriggio arenato come capodoglio è un brutto rischio. Ti è andata bene che non c'erano cinesi in giro.

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  2. una giornata al mare in solitudine, europa o africa, s'ha da fare almeno una volta ogni estate. sennò poi come si fa, in inverno, ad avere un po' di nostalgia?
    se la connessione lo permette
    http://www.youtube.com/watch?v=qep9c2hpHsQ

    con la mezzaluna attorno alle gambe,
    buon ritorno a riva.

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  3. hai ragione arto, dopotutto sono un mammifero anch'io.

    umh, tutto giusto elisa, solo che in angola l'estate comincia a settembre. che vuoi, funziona così (ne parlerò eh...)

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  4. Sono stato 5 volte a Luanda dal 2005 al 2007, ospite dell'ambasciata italiana per la settimana della cultura italiana nel mondo. A Luanda ho realizzato un progetto discografico, con il chitarrista jazz napoletano Antonio Onorato, con la partecipazione di Dodo Miranda cantante angolano ed altri musicisti del luogo. Suonavamo spesso al Maiami Club sulla Ihla, al Bahia sulla marginal e allo Xavarotti. Quando potevo scappavo dalla caotica Luanda per andare all'isola di Mossulo, sulla spiaggia con davanti l'oceano. Attualmente Luanda è la città più cara al mondo, strano ma vero, cresce vertiginosamente, pullula di cinesi, ambisce a città emblema dell'Africa sub-sahariana. I ricchi sono sempre più ricchi i poveri sempre più poveri, anche se c'è una nascente piccola borghesia angolana. Ho avuto modo di fare amicizia con angolani e con imprenditori nostri connazionali che vivono a Luanda, con cose buone e cattive, ma nonostante tutto ho una grande Saudade. Salvatore Visone

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